Il Trionfo della Morte, Palazzo Abatellis Palermo
“Vi ucciderò tutti, le mie frecce e il mio arco infallibile
non vi daranno tregua, io vi ucciderò
tutti”.
Così gridava uno scheletro su un cavallo anch'esso fatto di
sole ossa che correva sulle teste dei
viventi terrorizzati da tanta furia.
“Vecchi, ricchi o poveri,
Papi e Cardinali, uomini e donne tutti cadrete ai miei piedi perchè questo è il vostro destino. Chi è l'uomo che
vive e non vede la morte? Chi potrà sfuggire alla mano degli inferi? Così è
scritto nel grande libro e voi lo sapete".
La folla urlava di terrore, la scena era apocalittica.
Mai in un quadro si era visto rappresentato il dramma
dell'intero mondo dei viventi, non era un Giudizio Universale era la fine di
tutto.
I più perseguitati sembravano i religiosi che indossavano i
loro paramenti, come se fossero stati travolti durante una cerimonia religiosa
da un uragano a quattro zampe. Proprio loro che all'umanità assicuravano la
vita eterna, erano travolti per i primi e calpestati come terra nera.
La furia del cavallo percorre il quadro colpendo il mondo
della nobiltà e dei ricchi, era il segno che la morte non distingue, non seleziona, è uguale per tutti.
Il pittore, forse il Pisanello, quasi nascosto in un angolo del quadro
guardava terrorizzato lo scenario che lui
aveva creato per soddisfare il desiderio dei suoi committenti.
La direzione dell’Ospedale Grande e Nuovo, per
arricchire la sede di Palazzo Sclafani
con un'opera d'arte che ricordasse ai degenti la vita e la sua inevitabile fine,
avevano dato ampio mandato al giovane pittore, che nel quadro si dipinse
assieme ai suoi collaboratori ancora con
i pennelli in mano, terrorizzato di cosa stava accadendo.
Sotto gli zoccoli del cavallo per primi urlano di
terrore Prelati con i loro paramenti
sacri a testimoniare la loro origine religiosa. Era il segno che anche coloro
che avrebbero dovuto per primi essere salvati, almeno dalla loro fede, perivano e non erano in grado di dare alcun
conforto al mondo che li circondava.
Gli zoccoli del cavallo lanciato a un galoppo sfrenato poi
colpivano un gruppo di otto signore ingioiellate che apparivano indifferenti agli eventi a cui assistevano come se non le
riguardassero.
Il contegno di queste
signore merita un'attenzione. Sembra che la loro
concezione di vita è diversa da quella del clero, mentre i religiosi
sono terrorizzati dal trionfo della
morte a cui si sono preparati tutta la vita,
loro invece continuano indifferenti ad ascoltare musica, a fare salotto come se nulla fosse.
La scena è troppo palese e chiaramente si tratta di due
concezioni della vita e della morte. Alle ricche donne non importa nulla
dell'al di là, loro vivono il presente e tanto basta.
Sembra di assistere a una scena del Titanic.
I vistosi gioielli che
le signore, ignoranti il loro imminente destino, indossano sono un segno chiaro
di un effimero, di un nulla, che riempie
la loro vita.
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