La notizia della morte sul Golgota, del figlio del Signore
del mondo,
della materia oscura e di quella visibile, si diffuse come
un fulmine,
nell’universo. “Sciami di angeli percorrendo i cieli
diffondevano come
onde gravitazionali il nuovo triste messaggio”:
“ è morto il figlio
di Jahvé “
“ è morto il figlio
di Dio ”
“ è morto il figlio
del Signore dell’Universo"
La tragica notizia doveva arrivare a tutto lo spazio,
pianeti, stelle, galassie,
supernove, buchi neri, nane bianche, tutto e tutti, dovevano
essere
informati e venire a conoscenza del più grande e tragico
evento della
storia dell’universo.
Si autoconvocarono mentalmente spiriti, che provenivano dall’immensità
dello spazio, e da un tempo infinito per partecipare ad un
evento a
cui nessuno voleva mancare.
Il luogo della assemblea era nello spazio, al centro della
gigantesca
galassia chiamata “Andromeda.”
La scenografia era grandiosa, le nuvole colorate di rosa
disegnavano il
fondale come di un immenso teatro, gli angeli con le loro
trombe diffondevano
la ferale notizia, le gradinate erano fatte di nuvole, il
banco
della presidenza era fatto di nuvole compatte. Affluivano
spiriti antichi
e contemporanei, l’assemblea era fuori dal tempo, ma legata
al tragico
evento, tutto era “Presente”, non c’era servizio di
amplificazione, la voce
veniva trasmessa mentalmente. Il servizio d’ordine era
affidato a legioni
di angeli che, con le vibrazioni delle loro ali rendevano
viva l’atmosfera.
Mose arrivo tra i primi, si incontro con i profeti maggiori
e minori;
arrivarono Isaia, Ezechiele, Samuele, Osea, Gioele, Sofonia,
Nahum,
Giona e Michea, Egea e Zaccaria. Folle immense di spiriti si
radunarono
e tra le nuvole arrivo anche il re David, che si sentiva un
antenato
del figlio di Dio. Arrivarono i filosofi dell’antica Grecia.
Il tema coinvolgeva
tutte le epoche, si incontrarono grandi spiriti, provenienti
da
famose religioni, si erano mossi e si incontrarono Socrate,
Platone,
Aristotele, Confucio e Budda; c’era una folla immensa e
silenziosa.
La fine del figlio di Dio sconvolgeva le menti di tutti gli
spiriti, compresi
gli atei, i politeisti, gli animisti. Tutti volevano sapere
cosa fosse
avvenuto esattamente, nelle alte sfere. In breve le
gradinate di nuvole
furono gremite da un numero infinito di spiriti. La
presidenza la prese
l’apostolo Pietro, non ci fu dubbio, era lui che doveva
trovare la strada
verso la verita, lui era stato delegato dal figlio, prima
della sua tragica
fine. Pietro prese posto al banco della presidenza, ordino
silenzio.
Mentre stava dando inizio ai lavori, improvvisamente si
videro lampi
che illuminavano le nuvole, apparve una gran luce, era il
segnale che
stava arrivando la Madre, preceduta da fasci di luce, come
avverra a
Fatima molti anni dopo. Era circondata da schiere di angeli
evanescenti
e impalpabili come l’aria.
Apparve una giovane, vestita di luce, in volto bellissima
come apparira,
molti anni dopo a Lourdes ed a Medjugorje. Prese posto
accanto a
Pietro, mentre, dall’altro lato, si sedette l’apostolo
prediletto, Giovanni.
Pietro prese la parola, in un silenzio siderale.
“Per prima cosa”, disse: “dobbiamo ringraziare la madre che,
malgrado
l’immenso dolore, che l’ha colpita oggi sul Golgota, ha
voluto partecipare
a questa assemblea e confortarci con la sua presenza”. Tutti
i
presenti si associarono e un lungo applauso percorse i
cieli.
Poi Pietro espose i fatti, narro che il Padre aveva mandato
il Figlio sulla
terra per evangelizzarla; il vecchio Testamento, le leggi di
Mose erano
superate dai tempi nuovi e dovevano essere aggiornate.
Il figlio aveva fatto la volontà del Padre in modo perfetto
gratificando
l’umanità con numerosi prodigi e miracoli. Disse anche, che
prima della
incarnazione del figlio era avvenuta la redenzione, il
Padre, nell’immensita
del suo amore, aveva perdonato l’umanità, sia dal peccato
originale che dalle colpe future. Il figlio ne doveva essere
a conoscenza
dato che, la base della sua predicazione, era il perdono e
non la vendetta.
Il Padre era il primo realizzatore di questa regola, “Misericordia
e
non sacrifici”.
Poi, dopo il terzo anno di predicazione, il figlio si era
proclamato Dio
come il Padre, ( Giovanni 14/3, 17/3), mettendosi in
contrasto con il
Padre e peggio, con Caifa, il gran sacerdote di Gerusalemme.
Cosi che
ando incontro alla morte per crocifissione, ordinata, non
dal Padre, ma
da un console romano ricattato dagli ebrei.
A questo punto si senti un trambusto e una voce, era Mose,
che disse:
“Mozione d’ordine! Bisogna stabilire prima perché il padre non
intervenne
quando fu emessa la sentenza di morte, contro il Figlio
innocente, e
perché non mandò gli angeli a salvarlo?”
La redenzione non aveva più ragione di essere e quindi
Pietro rispose
che nessuno aveva autorità per interrogare il Padre e che la
sua volontà
era indiscutibile e che non poteva essere sentito neanche il
Figlio, dato
che “ancora non era salito al
Padre”. Si levo un gran brusio, sembrava
un temporale.
Chiese la parola la Madre, Maria di Nazareth.
Era coperta da un lungo velo nero, si fece un gran
silenzio...
Sette angeli percorsero l’orizzonte, avevano sette trombe di
bronzo,
suonarono sette squilli.
Poi Lei prese la parola:
“Io vengo dal Golgota”, disse con voce interrotta dal pianto, “Ove
ho sceso
dalla croce mio figlio; il sangue del suo costato, delle sue
tante ferite, e dei
chiodi che hanno trafitto la sua carne, è sparso su questo velo,
assieme
alle mie lacrime”.
“Con l’aiuto di Giovanni”, proseguì a fatica, “L’abbiamo sepolto
in un
sepolcro nel Golgota gentilmente offerto da un amico e lì è
sepolto”, disse
con voce tremante, “Assieme al suo corpo, il mio spirito e la mia
vita”. Poi
aggiunse:
“A quanti gli sono stati vicini, e a tutti gli spiriti che sono
qui presenti, voglio
dire che mio figlio fu lasciato solo nel momento più difficile
della sua
vita; fu abbandonato, prima dal Padre che non volle salvarlo dal
patibolo,
poi dagli apostoli che fuggirono per paura, e poi da te Pietro,
che non
solo lo abbandonasti, ma lo tradisti anche”.
“Mio figlio aveva sempre fatto la volontà del Padre, aveva
beneficato
il popolo, lo aveva sfamato, con pane e pesce, aveva anche
trasformato
l’acqua in vino per dare loro gioia, aveva alleviato le loro
sofferenze, risuscitati
anche i morti, e tutto per volere del Padre, e con i poteri che
Lui gli
aveva conferito”.
“Per questo non
doveva essere abbandonato, non doveva fare la fine di
un malfattore tra
atroci tormenti”.
“Era bello,i suoi
occhi erano azzurri come il cielo, e profondi come il
mare, era bello come
un dio greco, era un Dio”.
“Ho ancora nelle
orecchie le sue urla di dolore mentre gli infiggevano i
chiodi nelle mani e
nei piedi.
Vi domando a che è
servito tanto strazio del mio amato figlio? La redenzione
era avvenuta, mio
figlio si era riconciliato col Padre, e allora perché
il Padre assistétte
impassibile al supplizio di mio figlio, che era anche suo
figlio?”.
“Mi rivolgo a voi,
grandi e antichi spiriti, ai Profeti del vecchio testamento,
che ai vostri tempi
parlavate con Lui, mi rivolgo a te Mosè che dalle
sue mani hai
ricevute le tavole della legge, mi rivolgo a tutti gli spiriti di
tutti i tempi, vi
invito a rivolgervi a Lui, al Padre, chiedetegli perché non
accolse le sue
preghiere? Perché non ascoltò la sua voce?”.
“Perché, sapendolo
innocente, lo abbandonò agli atroci tormenti del
supplizio della
croce?
A me manca il
coraggio. Ho ancora nella mia testa, e mi ritornano le sue
ultime parole dalla
croce:
Dio mio perché mi
hai abbandonato?”.
Poi Maria venne sopraffatta dal dolore, dalla commozione e
dalle lacrime.
Si fece silenzio, si sentiva solo il fruscio delle ali degli angeli.
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