Arrivò di corsa inseguita dal dio più bello dell’Olimpo.
Lei si aggrappò con forza al mio tronco e poi, ansimante, invocò il Padre con
queste parole: “Padre mio, ti supplico impedisci di possedermi a questo folle
che mi perseguita! Lui è uno sciagurato… seduce tutte le ninfe e non ne ama
nessuna, io sono troppo giovane e voglio essere libera di fare la mia scelta.”
Ma mentre Dafne invocava il Padre con
voce rotta dal pianto, accadde un fatto incredibile, mai accaduto prima: lei,
la bellissima ninfa figlia del fiume Peneo, si stava incorporando al mio tronco
e diveniva una cosa sola con me. Dalle sue
bianche braccia, dal corpo flessuoso spuntavano foglie e fiori, lei spariva
dentro di me e io diventavo lei.
Non era un amplesso, ma era molto di più.
Era un’ unione magica e divina, si
realizzava in me il sogno di tutti gli amanti. Giovani virgulti cosparsero il
mio tronco, io diventai il più bello e felice tra gli alberi del bosco e lei
visse per sempre in me.
Nota dell’Autore:
Dopo aver ucciso il serpente Pitone, Apollo, il dio
greco della musica e delle profezie, andò a vantarsi della propria impresa
con Cupido, sorridendo del fatto che egli non avesse mai compiuto gesta
eroiche. Cupido, in un misto di gelosia e indignazione, giurò presto vendetta.
Decise pertanto di preparare due frecce, la prima appuntita e dorata, destinata
a far nascere l'amore, e la seconda di piombo e spuntata, che faceva
prosciugare l'amore. Cupido scoccò la freccia
d'oro verso Apollo e quella di piombo verso la ninfa Dafne, figlia del
dio-fiume Peneo. Ne conseguì che appena Apollo vide Dafne, se ne invaghì
perdutamente: Dafne, tuttavia, appena vide il giovane dio iniziò a fuggire
impaurita, per effetto della freccia di piombo di Cupido. Apollo iniziò a
inseguirla, ed era ovviamente più veloce della sventurata ninfa che, in
procinto di essere ghermita, una volta giunta presso il fiume Peneo rivolse una
disperata preghiera al padre, chiedendo di essere trasformata in un'altra forma
per sottrarsi alla non corrisposta passione del dio. La sua richiesta venne
accolta e fu così che Peneo, per evitare che i due potessero ricongiungersi,
trasformò Dafne in un albero d'alloro, che da quel momento diventerà sacro per
Apollo.
Il racconto è tratto dalle Metamorfosi di Ovidio (I, 450-567), che Bernini rappresenta fedelmente
proprio nel momento della trasformazione della ninfa in pianta.
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