“Dammi una mano, aiutami a scendere da questo odioso piedistallo,
ho le gambe indolenzite”, disse la statua rivolta al giornalista con un sorriso
radioso e sconvolgente.
Era la dea giudicata da Paride la “più bella del mondo” e la sua statua voleva
esserne prova.
Scese dal piedistallo e le cadde ai
piedi il panneggio che le copriva le gambe, allora si scoprì il mistero del suo incredibile fascino: lo scultore aveva
ingannato tutti, le gambe erano più lunghe del normale così come di
quelle della modella. La Venere in piedi era oltre i due metri di altezza, cosa
che rese la scultura imponente e mozzafiato.
La caduta del drappo scoprì anche il lato B della
Venere
e si videro due bellissimi glutei, la parte più bella del corpo femminile che è
purtroppo quasi sempre nascosta.
Quella mattina il museo era chiuso,
la direzione aveva autorizzato la prima intervista ad una statua e non era stato facile: bisognò passare attraverso
la burocrazia del Louvre e in seguito
anche a quella dell’Olimpo e così, alla fine, era stata coinvolta Venere.
Il cielo e la terra si erano interessati
a questa intervista.
Il giornalista vide la statua ricomporsi,
vide le braccia e le mani emergere dal
nulla, vide la figura intera, quello che nessuno aveva mai visto.
Vide che la bellezza era fatta anche
di curve, capì che queste partivano dalle gambe, modellavano il bacino, poi i
seni e si concludevano nel viso. Era un trionfo di forme plastiche che solo un grande artista
poteva aver plasmato con le sue mani. Capì
perché la sua intervistata aveva surclassato tutte le veneri precedenti; la Venus Victrix, la Venus Equilina, la Venus di
Siracusa, la Venus Medicea, la
Venere di Morgantina e altre mille statue famose erano state oscurate da questa
Venere che a ragione era stata giudicata
la più elegante e radiosa.
Di sua propria iniziativa, senza aspettare le
domande, disse: “Io sono una curva. Prassitele, il mio scultore mi pensò e
mi modellò nuda, poi mi coprì le gambe per nascondere il suo inganno: si voleva
confrontare con altri scultori che in quegli anni, prima di lui, si erano
cimentati sul tema: “Parlami di
Prassitele”, chiese il giornalista.
“Era
un bell’uomo” rispose la statua, “Aveva un fisico da atleta, ma la cosa speciale erano le sue mani: toccava il mio marmo , che
veniva da Pario, come se fosse viva carne, levava il superfluo e mi faceva emergere, mi
dava la vita. Creava ispirato da una grande
passione per quello che c’era
dentro il marmo e che doveva nascere.
Quando finì di scolpire la mia testa, mi baciò sulle labbra e io, seppur di
freddo marmo, sentii il calore umano e non ci sono parole per dirti cosa provai”.
“Mi
portarono in trionfo nel tempio di Afrodite, fu il giorno più bello”.
“Poi
come finisti nella polvere?” chiese il giornalista.
“Milo
fa parte delle isole Cicladi, venne
coinvolta nella guerra del Peloponneso, venne abbattuto il tempio e io con lui.
Fui tirata con le corde, spezzata in quattro, divenni un rudere e finii sotto terra.
Per quasi duemila anni ebbi contatto solo con le radici degli ortaggi che
coltivavano gli agricoltori, compreso il contadino Yorgos Kentrotas,
proprietario del terreno al tempo della
mia scoperta. Poi un giorno del 1820 Yorgos scavò più in profondità del solito e
mi scoprì, mi ridiede la vita, anzi iniziò
la mia seconda vita, la più bella”.
“La
notizia arrivò all’agente consolare francese Brest che si innamorò
di quel rudere che ero io, e con
lui scalai tutti i gradini: arrivai al Re di Francia Luigi XVIII che mi volle al
Louvre in una sala speciale.
Non è un museo tutto mio, come ha avuto il Satiro danzante a Marsala, ma
il Louvre non ha eguali al mondo”.
Allora la statua chiese al giornalista “Mi sai dire cosa attrae i visitatori
di tutto il mondo? cosa cercano in me?”
Il giornalista rispose ridendo: “Ma
non ero io che dovevo fare l’intervista?
Per farti contenta risponderò alle
tue domande anticipandoti quanto scriverò
domani sul mio giornale.
Devi sapere che tu rappresenti LA
BELLEZZA, perché sei portatrice di ben tre valori.
Il primo valore è la bellezza fisica, ciò che
appare anche a uno sguardo superficiale: tutto in te è armonia delle proporzioni e tu sei “armonia”.
Ogni parte del tuo bellissimo corpo è
sì dimensionata in relazione alla sua funzione, ma in accordo con le altre parti.
Il busto è adeguato ai seni e questi al collo
e il collo al viso, ai capelli: tutto è armonia.
Il secondo valore risiede nella carica
erotica che tu col tuo corpo sei capace di esprimere. Difficile da definire che cosa è. E’qualcosa
che il tuo corpo emette ad ogni fibra, ad
ogni centimetro: è stimolo di interesse erotico di chi ti guarda. Tu sei come uno strumento musicale, se
qualcuno ti fa suonare, ogni corda partecipa
alla creazione della musica
e sei capace di generare sinfonie
erotiche di altissimo livello.
Il terzo valore è il più delicato, è l’idea che tu esprimi della vita: tu puoi generare la vita che quei bellissimi seni
possono alimentare. In te è contenuto il principio della vita.
L’intera umanità non può non rimanere
incantata davanti a te per i valori che porti e rappresenti”.
Quindi la Venere si accomiatò dal
giornalista, gli diede un delicato bacio, e ritornò nella sua postazione e nella sua configurazione museale, per un tempo
indefinito che possiamo collegare solo alle stelle.
Come disse Dostoevskij: "La bellezza salverà il mondo".
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