“Ti voglio intervistare,
Maria, ti prego in ginocchio, rispondi ad alcune mie domande, può darsi che la
tua bellezza mi faccia tornare alla Fede in tuo figlio.
Sei lì ferma da quasi
cinquecentodiciotto anni, devi essere stanca. Hai visto
passare milioni di fedeli, turisti, curiosi e agnostici come
me. Sei il monumento più bello, famoso e visitato del mondo
cristiano” , dissi guardando il gruppo marmoreo dove sembra
che la madre presenti all’umanità il corpo del figlio, così come è stato ridotto dai carnefici, lui che da vivo sfamava le folle
di pane e conoscenza.
Ero in San Pietro, dove mi ero recato dopo
la chiusura con un permesso speciale del Vaticano per intervistare
la Pietà.
“La prima cosa
che voglio chiederti è perché, secondo te, tuo figlio fu
condannato a morte?”
Maria rispose
cortesemente: “Ho già esposto il mio pensiero nella prima Assemblea
del Cielo, mio figlio commise un grande errore, si accusò di fronte a Caifa e
non si difese di fronte a Pilato.
Era certo e
fiducioso dell'aiuto del Padre.
“Ma perché sbagliò con
Caifa?” le chiesi io.
“Perché” rispose “si
proclamò Dio, e non figlio di Dio come siamo tutti, e con Pilato
sbagliò perché lo ritenne di nessuna autorità di fronte a Caifa.”
“Ma perché sul Golgota non
ti hanno accompagnata gli Apostoli che lo seguivano sempre?”
“Sappi” rispose Maria con
aria afflitta, “che gli Apostoli, tranne Giovanni, all’arresto di mio figlio,
sparirono tutti terrorizzati di finire sulla croce anche loro, mi
lasciarono sola con la Maddalena.”
“Perché dopo la
sepoltura andaste via, non pensaste che potevano trafugare il cadavere, come
avvenne?”
“I soldati di Pilato ci
mandarono via. Perché era tutto programmato”.
“Cosa pensi” le chiesi
“dell’interpretazione della scena da parte di Michelangelo?”.
“Ti dico. Michelangelo firmò
il contratto di appalto dell'opera quando aveva solo venti anni, e mise la sua firma sul mio
petto, era giovanissimo e già era famoso. Impiegò nove mesi per scegliere,
estrarre e far trasportare il blocco dalle cave di
Carrara, adatto a realizzare un’opera che doveva segnare una tappa, un simbolo
di una religione.
Il contratto firmato dal cardinale Jean Bilhères de Lagraulas prevedeva un anno di tempo, e lo scultore lo rispettò consegnando l’opera che fu consegnata nel 1500.
Il contratto firmato dal cardinale Jean Bilhères de Lagraulas prevedeva un anno di tempo, e lo scultore lo rispettò consegnando l’opera che fu consegnata nel 1500.
La committenza era
francese, e io figurai come dono dei francesi alla Chiesa e ne sono lieta. Ma
devi sapere, aggiunse Maria, che la modella che posò era una giovane ragazza,
bellissima, molto più giovane di me, che non conosceva la
storia di mio figlio. Posava con aria indifferente, distaccata
come se non le importasse niente e questo si riflette nell'esito dell'opera.
Gli alti prelati notarono l’indifferenza
del viso della madre, e dissero che Michelangelo, giustamente, voleva che il
viso esprimesse la certezza nella resurrezione. Di fronte a tanta bellezza
nessuno ebbe coraggio di alterare i lineamenti, di un capolavoro della natura.
E fu così che il monumento più bello della cristianità, è anche il più
incoerente perché il mio grande dolore, di fronte al corpo straziato di mio
figlio, è sparito perché la modella aveva altro a cui pensare, e
nessuno ebbe il coraggio di farle cambiare espressione.”
Fantastica questa intervista. È un vero piacere leggerti ing. Fernandez. ��
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