ll quadro della Vergine delle rocce di Leonardo Vinci ebbe una storia unica perché
fu dipinto due volte, sempre a Milano: una prima versione venne dipinta nel
1483 e una seconda volta nel 1494.
La prima versione si trova oggi al
museo del Louvre a Parigi e la seconda alla National Gallery di Londra;
entrambi sono tra i quadri più interessanti e meglio esposti nei due musei.
Si possono fare vari commenti,
estetico, pittorico, storico, emozionale, ma io vorrei provare (da ingegnere e
non da storico dell’arte..) a fare un commento spaziale cioè, esaminare come Leonardo frazionò lo spazio dividendolo
in diversi piani di lettura.
Nel quadro il pittore creò piani
prospettici che vanno dal dito indice della mano destra dell’angelo fino
all’infinito. In questi piani o spazi,
si svolge la scena dove i personaggi sono la Madonna, l’angelo e due bambini
che sembrano giocare ai loro piedi.
Soffermandoci sulla prima versione, cioè
quello senza le varianti chieste dalla committenza, si nota che il dito dell’angelo
rappresenta il primo piano di lettura
spaziale. Il secondo piano o livello
è formato dai bambini e dall’angelo stesso, il terzo piano è formato dalla
Madonna, il quarto piano dalla grotta
e il quinto dalle montagne che
inglobano la grotta. Il sesto è
formato dal fiume che sgorga dalle montagne e il settimo dall’orizzonte dove si perde il fiume.
Tutta la scena si svolge in un
ambiente naturale caratterizzato dalla presenza di rocce che non riproducono
montagne vere, realmente esistenti, ma sono una pura creazione della fantasia
del pittore che crea con i suoi pennelli e i suoi colori un mondo immaginario e
fantastico.
Fra queste rocce si intravede un
fiume che scorre lontano e va verso l’orizzonte.
Il quadro ha una grande spazialità e
profondità, nella quale l’osservatore si perde e “naufraga”, come diceva
Leopardi nel suo Infinito.
Ma noi ci domandiamo perché sono state
abbandonate le sontuose architetture
rinascimentali che fanno da sfondo allo sposalizio della Vergine
nei famosi quadri di Raffaello o del Perugino? Perché alle fastose architetture, subentrano le grezze
rocce? è un puro gioco pittorico? o qualcosa d’altro?
La scena, chiaramente, è immersa in uno spazio irreale.
E’ difficile ammettere che il pittore abbia voluto abbandonare l’immanente per dar luogo a uno
spazio, a una grotta, esistente solo nella sua fantasia. A mio parere Leonardo
abbandona gli spazi architettonici e religiosi
ai quali è destinato il quadro, crea un luogo metafisico di
montagne e grotte, quasi a indicare che la Madonna, l’angelo e i bambini fanno
parte di quello spazio irreale. E
come se tutta la scena dalla realtà fosse passata nel mondo onirico. Leonardo si immerge
nel sogno e trasforma tutto e tutti in un sogno che non piacque alla Confraternita committente del quadro.
Ma, ad essere onesti, questa
interpretazione non mi soddisfa del tutto, Leonardo era essenzialmente un ingegno razionale, un
pensatore, e dobbiamo scoprire il suo pensiero oscuro.
Quel dito indice, puntato verso la Madonna, al centro del quadro, quel
giovane angelo, che di angelico non ha nulla, sono dettagli conturbanti che non
solo provocarono una lunga causa per il prezzo, ma fecero rischiare a Leonardo di essere considerato
eretico.
Le rocce sono una metafora del non formato, sono come
un pensiero in fieri: devono
diventare pietre, poi grotte, e poi montagne. In questo ambiente è immersa la
scena i cui personaggi partecipano a
questo divenire. Il Cristianesimo è in fieri,
la croce verrà dopo, ora ci sono le rocce, c’è la grotta dove si svolgerà la
scena della Fede, dove il bene e il male si scontreranno.
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