“Monna Lisa abbandona il tuo
misterioso sorriso, vengo inviato dal più importante strumento di informazione
al mondo e i lettori vogliono conoscere il tuo mistero e mi hanno mandato a te
per intervistarti”.
“La prima domanda che voglio farti è: quale rapporti avevi con Leonardo e
com’era il pittore come uomo”.
“Sono ben lieta di risponderti, Io e Leonardo ci frequentammo per anni,
le pose per il quadro non finivano mai e lui non era mai soddisfatto. Con me si
comportò sempre da gran signore, non mi toccò mai, ma spesso mi guardava con quei
suoi occhi intensi che sembravano voler scoprire la mia anima. Nel suo studio
passavano le modelle più belle di Firenze, che lui dipinse nei suoi quadri come
Madonne. Tutte si innamoravano di lui per il suo fascino e la sua intelligenza,
ma lui restò solo come dentro uno scafandro impenetrabile; anche io mi
innamorai di lui, ma lui mi tenne sempre a distanza e preferì la sua solitudine”.
“La seconda domanda che volevo farti è: che rapporti c’erano tra Leonardo
e tuo marito?”. “Spesso mio marito mi accompagnava alle pose e chiese di
comprare il mio quadro, ma Leonardo rispose sempre che non era ancora finito. A
me sembrò una scusa; la verità è che lui non voleva separarsi dal quadro e
infatti non se ne separò mai neanche quando andò in Francia, a servizio del re
Francesco I, nel castello di Cloux presso Amboise; aveva fatto costruire una cassa
dove mettere il quadro che evidentemente era troppo prezioso per lui, perché
segretamente io ritengo che fosse innamorato di me”.
“Quando Leonardo morì, il suo fidato e prediletto allievo, Gian Giacomo
Caprotti, mi mise in cima all’elenco degli oggetti inventariati e fu così che
passai alla storia”.
“Cara Lisa sono trascorsi quasi 500 anni e tu sei passata dallo studio di
Leonardo, tenendo con te il tuo segreto, il mistero della femminilità, che
tutti gli uomini vorrebbero conoscere.
Questo mistero, ci fu un fanatico italiano, Vincenzo Peruggia, che lo
volle rubare proprio in questo museo”.
“Ci furono anni bui”, intervenne Monnalisa, “Anni in cui ero nascosta in un armadio al buio. Non
puoi credere quanto abbia sofferto durante quei 24 mesi. Ero abituata a vedere
milioni di visitatori che mi lodavano per la mia bellezza e per quella del
quadro. Quel demente non aveva capito che io non sono di nessuno, non ho valore
commerciale, non sono vendibile come un oggetto di antiquariato. Io sono di
tutta l’umanità, sia di coloro che mi apprezzano, sia di quelli non mi
apprezzano. Leonardo non mi volle vendere e tu ricorda che neanche Napoleone o
Hitler pensarono di rubarmi perché io sono dell’umanità intera”.
“Alla
fine della nostra conversazione, ti voglio confessare un segreto: Leonardo
durante, una delle innumerevoli pose mi promise che il quadro sarebbe stato mio e che me lo
avrebbe regalato quando lo avesse
ritenuto terminato, quindi io son ben due volte di me stessa e questa è la
ragione principale del mio enigmatico sorriso”.
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