La città di
Milano soffriva un complesso di inferiorità. Roma aveva la sua pietà in San
Pietro e i milanesi doc
soffrivano perché loro non avevano
nessuna “Pietà”.
Ci vollero
quasi cinquecento anni per superare
questo complesso di inferiorità.
Quando morì
Michelangelo il governo della città di
Milano mandò nel suo studio un messo per inventariare tutto. Il Maestro non aveva moglie e figli o eredi,
aveva vissuto solo, isolato da tutti, in vita si era costruito un suo mondo e
aveva eretto un suo grande monumento
funebre: la storia di Giulio II e la sua tomba saranno pur dimenticati, ma Michelangelo
no.
Da solo, in quattro anni, dipinse e affrescò tutto il
soffitto della Sistina, coricato con la faccia
in su e i colori che sgocciolavano sulla sua faccia. Poi dipinse un’immensa parete il Giudizio
Universale con oltre trecento
figure.
Ma il vero miracolo fu la sua immensa capacità di unire una profonda Fede con una passione artistica
senza eguali. Non volle né collaboratori né allievi,
lui solo insegnò a tutto il mondo la grande pittura, tutti impararono da lui.
Non solo nella tecnica dell’affresco raggiunse livelli mai raggiunti,
ma anche nella scultura fu superlativo.
I milanesi avevano
ragione, loro non avevano niente di
simile alla Pietà in San Pietro.
Michelangelo era un artista rinascimentale ma, soprattutto era l’artista della controriforma e diede un grande
contributo alla chiesa cattolica che attraversava un momento difficile con lo scisma di Lutero.
La sua pittura e la scultura erano impregnate da una profonda Fede e cultura,
notevoli sia sul Vecchio Testamento che sul Nuovo. Pregne di dettagli che, come
per Dante, lasciano gli agnostici come me senza parole.
Il Vasari narra che nel 1652 il blocco di marmo su cui era abbozzata
la Pietà Rondanini si trovava in una bottega artigiana, come un reperto
qualsiasi. Lì restò 64 anni, fino a quando Michele Rondanini nel 1744 la acquistò
e la trasferì nella biblioteca del suo palazzo.
Rondanini fu il vero scopritore di questo capolavoro che
giustamente ha preso nome da lui. Il
palazzo Rondanini nel 1904 venne acquistato
dal conte Roberto Vimercati Sanseverino e l’opera, rimasta nell’edificio, fu
collocata su una base costituita da un reperto di origine romana.
Nel 1952 la
Pietà venne acquistata ad un’asta pubblica dal Comune di Milano, e finalmente i
milanesi ebbero la loro “Pietà”, la loro icona da innalzare sull’altare della
cultura.
Subito si scatenarono i critici d’arte, sul tipo di
restauro, sulla sede e su tanti aspetti.
Michelangelo
negli ultimi anni aveva pensato tanto
alle ultime parole dette da Gesù sulla croce "Mio dio perché mi ha
abbandonato."
Incontro
Michelangelo assorto davanti alla sua Pietà Rondanini “Negli anni passati,
quando dipingevo il soffitto della Sistina” mi disse commosso con un fil di
voce, “potevo chiedere ai Profeti come Isaia e Samuele, ma allora non avevo
dubbi di fede, chiesi a Mosè mentre lo scolpivo nel marmo, ma lui non mi
rispose. Chiesi a Maria, la madre, mentre la scolpivo per La Pietà che si trova in San Pietro, ma
lei mi rispose che non si voleva
intromettere nei rapporti tra padre e
figlio. Avrei potuto rivolgere la domanda a Gesù
stesso, quando lo dipingevo nel Giudizio Universale, ma mi parve inutile, se lui non aveva avuto risposta ancora dal
padre dopo oltre duemila anni.”
Il Maestro, prima di sparire, aggiunse anche che di questo suo dilemma non ne aveva mai parlato con nessuno, ma che si rivelava chiaramente in questo marmo dove lui sembrava che avesse scolpito per cercare di scoprire in esso la risposta al tremendo interrogativo.
Il Maestro, prima di sparire, aggiunse anche che di questo suo dilemma non ne aveva mai parlato con nessuno, ma che si rivelava chiaramente in questo marmo dove lui sembrava che avesse scolpito per cercare di scoprire in esso la risposta al tremendo interrogativo.
Mentre
continuavo ad osservare attentamente il marmo e le tracce del lavoro di
scultura sentii la voce farsi ancora più debole, come di chi è stato colpito da
afasia, e cercai di capire cosa diceva. Questa volta era il marmo a parlare “Ascoltami”
disse quella voce. “Sono passati miliardi di anni e di silenzio, ma ora che
sono stato tirato fuori dalla cava e sono finito nelle mani di un grande
artista, ti prego dì a Michelangelo che è inutile che continui a tormentarmi,
alla ricerca di trovare la risposta. Malgrado lui abbia l’aiuto dell’arcangelo
Michele, la risposta non la avrà mai, perché è uno dei misteri del rapporto tra
padre e figlio”.
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