L'ingegnere FEDOR DOSTOEVSKIJ non
progettò mai palazzi né fece mai un disegno ma nella sua vita, ma fece di meglio,
diventando uno dei più grandi scrittori del mondo: fu un libero pensatore che
sacrificò parte della sua vita per le sue idee.
Il 23 aprile 1849 venne
arrestato per partecipazione a società segreta con scopi sovversivi e
imprigionato nella fortezza di Pietro e Paolo.
Il 16 novembre dello stesso
anno, insieme ad altri venti imputati venne condannato a morte, ma lo zar Nicola
commutò la condanna a morte in lavori forzati a tempo indeterminato.
La revoca della pena capitale,
già decisa nei giorni precedenti all’esecuzione, venne comunicata allo
scrittore solo sul patibolo. L’avvenimento lo segnò molto, come ci testimoniano
le sue riflessioni sulla pena di morte. Graziato della vita, venne deportato
in Siberia, per poi essere rinchiuso nella fortezza di Omsk.
Dalla drammatica esperienza della
reclusione maturò una delle sue opere più crude e sconvolgenti, Memorie
dalla casa dei morti. Nel febbraio
del 1854 Dostoevskij venne liberato dalla galera per buona
condotta, scontando il resto della pena servendo nell’esercito come soldato
semplice.
Tornato in libertà scrisse numerosi
capolavori della letteratura di tutti i tempi, quali Delitto e castigo e
L'idiota, che scrisse a Firenze.
Possiamo considerare DOSTOEVSKIJ
uno dei più grandi pensatori liberi nell'umanità.
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