Mi disse: "Possiamo scendere, è questo il terreno." Era il costruttore Mirona. Mi aveva portato nella contrada CARDILLO a pochi chilometri da Palermo per mostrarmi un bellissimo terreno prospiciente sulla nazionale che degradava verso mare con veduta su Mondello. Era libero da costruzioni, di forma regolare e aveva tutti i requisiti per essere un'ottima area edificabile.
Mi spiegò il suo programma, voleva da me il progetto di due ville abbinate che formassero un unico edificio perché lui e la sua famiglia volevano essere per sempre vicini al dottor Mulè. Era una cosa rara questa amicizia e bisognava tradurla in progetto.
Mi spiegò che i due proprietari e le loro famiglie si affidavano pienamente a me, che ero noto a loro per aver già progettato per Mirona un edificio di sette piani in via Sarullo con grande soddisfazione reciproca.
Era un caso raro che mi si presentava, avevo libertà di progettare perché il committente e l'amico dottore si affidavano completamente a me. Questa grande disponibilità e fiducia mi lusingò e produsse in me uno strano sentimento di gratitudine per la fiducia mostratami. Non sapevo che questa fiducia era doppiamente interessata e poi con il tempo capii.
In pochi giorni progettai due ville affiancate completamente indipendenti con ingressi separati, con impianti separati e con giardino separato. Ebbi l'idea di lasciare traccia nel progetto della sintonia di intenti che avevano i due committenti e lo dichiarai facendo costruire due grandi pareti verticali di metri 7x2 circa sul prospetto, come due amici che volevano stare vicini, affidandole per la decorazione al più noto ceramista che c'era allora a Palermo, il giovane Carmelo Marchese, che le decorò con pannelli surreali.
Il progetto interno prevedeva la rappresentanza al piano rialzato collegata con un'elegante scala elicoidale in cemento armato e vetro, mentre ai piani superiori progettai le camere da letto con sopra il solarium. I giardini uguali ma separati erano di ispirazione giapponese e li completai anche con alberatura adeguata di piante profumate.
Quando mi invitarono per l'inaugurazione, il costruttore Mirona si presentò accompagnato da due figlie di cui una bellissima slanciata con "occhi ridenti e fuggitivi" come dice il poeta Giacomo Leopardi, caldeggiando evidentemente eventuali sviluppi successivi.
Il costruttore Mirona forse rimase deluso perché io pur essendo libero a quel tempo non avevo interessi ad accasarmi, purtroppo per lui io avevo la "sindrome dello scapolo". Trascorsero molti anni perché mi passasse.
Le ville, invece, testimonieranno per sempre la volontà di due amici di stare vicini e concordi.
PS. Per riservatezza i nomi sono di fantasia.
Mi spiegò il suo programma, voleva da me il progetto di due ville abbinate che formassero un unico edificio perché lui e la sua famiglia volevano essere per sempre vicini al dottor Mulè. Era una cosa rara questa amicizia e bisognava tradurla in progetto.
Mi spiegò che i due proprietari e le loro famiglie si affidavano pienamente a me, che ero noto a loro per aver già progettato per Mirona un edificio di sette piani in via Sarullo con grande soddisfazione reciproca.
Era un caso raro che mi si presentava, avevo libertà di progettare perché il committente e l'amico dottore si affidavano completamente a me. Questa grande disponibilità e fiducia mi lusingò e produsse in me uno strano sentimento di gratitudine per la fiducia mostratami. Non sapevo che questa fiducia era doppiamente interessata e poi con il tempo capii.
In pochi giorni progettai due ville affiancate completamente indipendenti con ingressi separati, con impianti separati e con giardino separato. Ebbi l'idea di lasciare traccia nel progetto della sintonia di intenti che avevano i due committenti e lo dichiarai facendo costruire due grandi pareti verticali di metri 7x2 circa sul prospetto, come due amici che volevano stare vicini, affidandole per la decorazione al più noto ceramista che c'era allora a Palermo, il giovane Carmelo Marchese, che le decorò con pannelli surreali.
Il progetto interno prevedeva la rappresentanza al piano rialzato collegata con un'elegante scala elicoidale in cemento armato e vetro, mentre ai piani superiori progettai le camere da letto con sopra il solarium. I giardini uguali ma separati erano di ispirazione giapponese e li completai anche con alberatura adeguata di piante profumate.
Quando mi invitarono per l'inaugurazione, il costruttore Mirona si presentò accompagnato da due figlie di cui una bellissima slanciata con "occhi ridenti e fuggitivi" come dice il poeta Giacomo Leopardi, caldeggiando evidentemente eventuali sviluppi successivi.
Il costruttore Mirona forse rimase deluso perché io pur essendo libero a quel tempo non avevo interessi ad accasarmi, purtroppo per lui io avevo la "sindrome dello scapolo". Trascorsero molti anni perché mi passasse.
Le ville, invece, testimonieranno per sempre la volontà di due amici di stare vicini e concordi.
PS. Per riservatezza i nomi sono di fantasia.
Bella storia...e il grande privilegio di avere realizzato qualcosa che rimarrà nel tempo a testimoniare questa profonda amicizia.
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