Quando il 10 giugno del 1940 Mussolini dal balcone di palazzo Venezia annunciò agli italiani che eravamo entrati in guerra (contro chi non lo sapevamo bene...) alcuni di noi capirono che eravamo finiti nelle mani di un folle e che non c'era più rimedio. Il fascismo consigliò a tutti di difendersi dai possibili bombardamenti aerei che sarebbero inevitabilmente arrivati su tutte le città.
Eravamo entrati in guerra (questa parola i giovani di
oggi, per fortuna, non sanno che vuole dire...)
e la guerra mondiale era una cosa
diversa dalle guerre che nei millenni avevano afflitto l'umanità.
Questa guerra
proclamata da Mussolini aveva un carattere diverso perché diversi erano gli
strumenti per colpire il nemico.
Nessuno fu più sicuro in casa sua, non c'era
un fronte di combattimento perché tutti eravamo soggetti ai bombardamenti aerei
che per la prima volta il mondo conosceva e provava.
Io mi sentii coinvolto e, dato che la nostra casa era isolata e senza nessun ricovero possibile, pensai
che dovevo progettare un ricovero per la famiglia.
Ne parlai con tutti i familiari e si
decise di costruire un ricovero antiaereo sotterraneo con due ingressi da
scavare nel giardino che attorniava la casa. Feci un progetto che, secondo le
direttive fasciste, doveva essere approvato dalle autorità comunali. Nel '44 disegnai quindi il primo progetto della mia vita e lo sottoposi ad una commissione
comunale ove trovai, in una piccola stanza del Comune, il professore Salvatore Caronia che
mi aveva esaminato in architettura e con il quale in futuro avrei lavorato.
Poi assunsi degli operai specializzati
negli scavi e feci realizzare a mano, con pala e piccone, un pozzo verticale di 1,5x1,5 metri che, per fortuna, attraversò un
banco di solida calcarenite profondo circa dieci metri. Arrivai alla falda acquifera e
mi dovetti fermare, a questo punto feci realizzare un braccio orizzontale lungo quasi dieci metri e
poi un'altro pozzo verticale come uscita di sicurezza, attrezzai i pozzi di
scale verticali in legno a pioli, telefono e luce elettrica.
Usammo il ricovero parecchie volte. Quando arrivavano i bombardieri americani
sentivamo le sirene che ci avvertivano in anticipo e anche in piena notte,
scendevamo nel pozzo tutti, compresa la mamma che doveva fare questa discesa non adatta
per la sua età. Non è facile spiegare o raccontare quale era lo stato d'animo
di persone costrette a rifuggiarsi sotto terra come i topi, ma vi assicuro che anche lì non ci sentivamo per nulla protetti dall'assurdità della guerra...
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