Partimmo di buon mattino con tre biciclette, io Furitano e Gugino, dotati come attrezzatura solo di una scatola di fiammiferi e una lampada ad acetilene che avevo comprato il giorno prima.
Lasciammo le biciclette ai piedi di Monte Pellegrino nel lato verso Mondello.
Nel 1938 il giornale di Sicilia aveva dato notizia della scoperta di una grotta ai piedi del monte con tracce di civiltà antiche e tutta Palermo ne parlava.
Noi tre ci mettemmo d'accordo per fare un esplorazione senza sapere dove andare. Arrivammo nell'antro a mezza costa della grotta che era formato da un grande vano, come una cupola di una chiesa, che portava tracce di un uso antico come ricovero di greggi.
Non si vedeva alcun ingresso per entrare nella grotta e faticammo a trovare un buco nel quale mi infilai strisciando come una lucertola, dopo una decina di metri arrivai in un vano dove mi potevo rimettere in piedi.
Invitai gli altri a seguirmi perché avevo ritenuto di trovare la strada per la grotta ma subito mi si parò davanti una grandissima stalattite che a stento ci consentì di passare oltre. Percorremmo parecchi metri alla luce della mia lampada ad acetilene e scoprimmo dei grandi vani con tante stalattiti bianche e altrettante stalagmiti bellissime, non resistei al desiderio di raccoglierne una e portarmela a casa.
Girammo ore trovando ambienti stupendi ai quali volemmo dare un nome che scrivemmo sulle pareti con del colore nero che io avevo in tasca. Poi facemmo delle fotografie con la macchina fotografica che avevo portato, che sono un documento importante di quella giornata e che sono allegate a questa notizia. Quando tememmo che stesse per finire il gas della lampada iniziammo la via di ritorno, da veri incoscienti non la trovammo più. Eravamo passati da tanti buchi e con la poca luce che avevamo, tentammo tanti passaggi ed eravamo quasi sfiduciati di trovare una via del ritorno. Momenti di grande panico si susseguirono...
Rischiammo di finire la nostra giovane vita in quelle grotte senza luce perché non avevamo scorta per la lampada, non avevamo pane e acqua per sopravvivere. Rischiammo di finire male e nessuno sarebbe venuto a cercarci perché nessuno sapeva dove eravamo.
Poi a furia di cercare trovai un buco attraverso il quale eravamo passati all'entrata e arrivammo a guadagnare la luce.
Le grotte che noi avevamo esplorato vennero in seguito studiate da archeologi esperti nel 1943 che trovarono incisioni rupestri databili fra il epigravettiano e il mesolitico, si trovarono anche ossa e strumenti per la caccia di quell'epoca. Ne venne a conoscenza tutto il mondo dell'archeologia e fu ritenuto uno dei ritrovamenti più importanti in Sicilia.
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