Venne in studio presentatami da mio fratello Sergio: era la dottoressa Passalacqua pediatra dell'ospedale dei bambini. Era giovane piccola e rotonda, entrò e parlò per un'ora senza farmi capire cosa voleva: a fatica appresi che aveva un terreno libero e disponibile per costruire.
Non sapeva cosa realizzare e che uso farne, però aveva una grande voglia di accogliere quanti avevano bisogno di aiuto. Dopo lunghi discorsi concretizzammo che io dovevo progettare una sede per l'accoglienza di bambini, anziani, ragazze madre e donne abbandonate a cui lei avrebbe dedicato la sua vita.
Era una persona di enorme disponibilità, che sembrava uscita dai Vangeli, in carità e dedizione superava il dettato di Cristo: non lasciava tutti i suoi beni ai poveri, ma voleva fare di più, gestirli per loro conto affinché non andassero perduti da una cattiva amministrazione. Tutto quello che possedeva lo mise a disposizione dei bisognosi.
Capito questo io rimasi libero di progettare quello che volevo: inspirandomi alla sua splendida volontà di accoglienza, progettai un nucleo centrale con due ali che sembravano due braccia protese verso gli altri.
Nel nucleo centrale misi l'ingresso, la sala di accoglienza e i servizi centralizzati, mentre le due ali erano disponibili e attrezzate per un uso polivalente. A primo piano avevo progettato delle camere singole con servizi annessi e due grandi terrazze. Lei resto' entusiasta del progetto e iniziammo i lavori con un impresa di sua fiducia.
Appena i lavori furono terminati lei cominciò a gestire una casa di accoglienza disponibile a tutte le necessità. I bambini la chiamavano mamma, lei li rendeva felici e lei era felice.
Il Comune di Palermo aveva scoperto questa struttura e la utilizzava quando ne aveva bisogno. Dopo qualche anno lei mi telefonò per dirmi che il Sindaco l'aveva segnalata per il conferimento di una medaglia, e lei voleva che io fossi presente alla cerimonia. Quel giorno il salone del Municipio era pieno di gente e lei quando raccontando la storia del centro, si ricordò di me e mi ringraziò pubblicamente dicendo che ero riuscito ad interpretare i suoi sogni.
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