Passa ai contenuti principali

IL PALAZZO AR - UN EDIFICIO COSTRUITO COME UN MOBILE

Quando il Comune di Palermo decise di prolungare via Roma oltre via Amari per dare vita a un nuovo quartiere, parallelo a via Libertà, che mettesse la città in comunicazione con Mondello, fu necessario demolire un palazzo. Ciò consentì la creazione di una nuova strada. Questa demolizione lasciò un vuoto e un angolo tra la nuova via e la via Amari, su un terreno di proprietà del signor Cordone. Era uno scapolo senza figli molto malato che passò la sua vita per anni nella clinica Valdoni  a Roma. Era cliente di mio fratello Sergio, avvocato, e quindi a Palermo era Sergio che amministrava i suoi beni. Subito dopo la demolizione del palazzo si presentò la necessità di risolvere l'angolo che era rimasto un rudere orrendo. Venni incaricato di fare un progetto in uno dei punti più belli della "futura Palermo". Il progetto esprime la mia volontà di sfruttare il linguaggio del mondo dell'architettura (allora) moderna, lasciandone traccia sull'architettura palermitana. In quegli anni avevo girato molto per visitare le architetture più all'avanguardia in Europa e avevo assorbito un certo modo di progettare molto distante dall'architettura liberty che fino ad allora aveva dato un volto alla città. 
Mi misi al lavoro con entusiasmo perché la posizione e l'esposizione, nonchè la viabilità erano di primo ordine. Progettai un cubo che posava su una base di pilastri in scaglie di marmo grigie. Il cubo lo frazionai in tre livelli ove le pareti avevano un'inclinazione diversa, come si fa nei diamanti, per far giocare la luce con le superficie che volli rivestita di un mosaico smaltato lucido con superficie movimentata colore bianco e celeste cielo. Questo mosaico, di cui mi ero innamorato, era lo stesso che stavano utilizzando per il palazzo Pirelli a Milano ede era disegnato da Gio Ponti. Progettai delle grosse strutture in alluminio anodizzato che esaltassero la verticalità e una soluzione d'angolo tra le due strade con un incastro di superfici, che si concludeva in alto come una stele completata da un'asta in ferro che era come un ago puntato verso il cielo. 
Quando presentai il progetto al Signor Cordone egli non ebbe esitazioni. Il progetto lo vide solo un'impresa, i fratelli D'Aleo, che accettarono subito le condizioni della permuta: loro avrebbero realizzato l'edificio in cambio di un numero di appartamenti convenuto con il proprietario. Cordone riservò per sè e per la madre il piano attico che dotai di una pensilina in alluminio anodizzato che chiuse in alto il volume da me progettato. Quindi io feci approvare il progetto dal Comune e diedi inizio ai lavori che durarono quasi due anni. 
I fratelli D'Aleo erano in origine ebanisti, pertanto e introdussero nella costruzione un'elevata precisione millimetrica alla realizzazione dell'edificio e alla cura dei dettagli che portò un grande valore all'edificio. Durante i lavori decisi di approfondire lo scantinato realizzandolo in due piani, cosa che agevolò i pianterreni destinati a grandi negozi. 
Il palazzo fu subito notato e prescelto per esporre alla città le prodigiose Ferrari che davano un tono importante all'angolo. Dopo qualche anno fu necessario eseguire dei restauri che il condominio affidò a me. Alcuni materiali non avevano dato il risultato sperato e fu necessario un recupero che poi documentai in una pubblicazione dove illustrai tutti gli interventi eseguiti con un'adeguata documentazione. Da quella data il palazzo prosegue la sua vita che mi auguro sarà lunga. 

http://www.fernandezstudio.it/via-amari.html




Commenti

Post popolari in questo blog

IL SATIRO DANZANTE

Nelle austere sale dell'ex convento dei Cappuccini, adattato con gusto a Museo del Satiro a Marsala, una mattina, dopo l'apertura, si udì il canto di una voce giovanile ma vibrante “ viva viva la vita” “viva viva la vite” I visitatori, sempre molto numerosi anche alle prime ore, si guardarono stupiti. Accorsero i guardiani e non videro nulla di anomalo, tutto era in ordine, non si erano resi conto che il Satiro si era svegliato dal suo sonno millenario e voleva esprimere la sua gioia irrefrenabile. “Sappiate” disse ai presenti “che io rappresento la gioia, la vita, io non ho legami né con il cielo né con la terra, io sono libero, non ho neanche vestiti …questo è il segno della mia assoluta libertà. Io canto l'ebbrezza e invito anche voi a unirvi a me e danzare con me, verranno anche le ninfe e danzeremo fino a notte. Sappiate che io non sono un satiro, come dite voi, io non ho orecchie di asino, non ho corna di capra, non ho la coda di cavallo;   i o sono un ...

L'UCCELLINO DELL'ADDAURA

Mi porse una pesante cartucciera e mi disse: "questa la porterai tu".  Era così alto che io, ancora piccolo, gli arrivavo poco sopra il ginocchio. Veniva dell'America e, a conseguenza di un incidente, doveva fare fisioterapia e camminare molto. I Cuccia erano venuti a stare vicino a noi    a Mondello   e il pomeriggio il Signor Beni (Benedetto) mi veniva a prendere per camminare e andavamo alle falde del monte Pellegrino, nella zona che era detta "Addaura", dal nome dell'alloro che cresceva spontaneo lì, ma che non era percorsa neanche dai pastori perchè troppo brulla e ripida. Ogni tanto lui sparava e qualche uccellino e io dovevo correre a raccoglierli ancora caldi e li mettevo dentro la cartucciera. Io ci soffrivo e lui non mi capiva, a volte la cartucciera si riempiva di povere vittime innocenti.  Camminavamo ore intere e ricordo ancora quello splendido paesaggio quando ancora non era arrivata la moda di avere un villino su quella montagna.  Po...

INTERVISTA A LAOCOONTE

“Dimmi cosa successe a Troia quel tragico giorno che tu peristi con i   tuoi due figli, ne hanno   parlato ampiamente Omero e   Virgilio, ma io voglio sentire dalla   tua viva   voce il   racconto di quel tremendo giorno. So che sono passati più di duemiladuecentootto anni, è finita la guerra di    Troia, e poi tante   guerre tra le quali due guerre mondiali. Ma principalmente è finito il politeismo, la tremenda religione per la quale tu sei   morto, per volere di Atena. Ora puoi parlare liberamente.” Ero in   Vaticano davanti il gruppo del Laocoonte, la cui storia riempirebbe libri. Questo monumento coinvolge storia, arte, poesia, politeismo, religione cristiana. Quando fu rinvenuto diventò l’origine dei musei Vaticani, e praticamente di tutti i musei. Plinio racconta che questo gruppo nella versione originaria era in bronzo, poi ne furono fatte delle copie in marmo dai romani, tutte pregevoli   perché il gruppo ha u...