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LA PAROLA ALLE PAROLE


AMORE avanzava a lunghi passi, deciso, nella grande spianata della BNF (Biblioteca Nazionale Francese) delimitata ai quattro vertici da quattro grattacieli a forma di libri aperti che contenevano un immenso tesoro culturale. Infine, entrava nella grande sala dove le parole si erano autoconvocate in assemblea in quanto finalmente avevano preso coscienza di avere una vita propria e volevano tutelati i loro diritti, calpestati da millenni di trascuratezza. 
Provenivano dai vocabolari, da sentenze, da atti pubblici e leggi. La sala della presidenza brulicava di parole di tutti i generi e specie, non era facile mettere ordine e fare silenzio. Delle paroline molto vivaci si davano un gran da fare per mettere ordine. 
Quando entrò la parola AMORE si fece silenzio, riconoscevano tutte che era la parola più autorevole e rispettata. Lei si sedette al tavolo della presidenza insieme ad altre parole importanti e, senza tante formalità, venne eletta all'unanimità Presidente dell'assemblea. 
I temi da trattare erano vasti e complessi: occorreva determinare l'ammissibilità di neologismi sui quali non tutti erano d'accordo, ammettendo nel linguaggio corrente alcune parole derivanti da dialetti regionali. Si trattava di espellere alcune parole indegne che non facevano bella figura nei vocabolari. Si dovevano correggere alcune deformazioni linguistiche che rendevano il linguaggio incomprensibile. Si trattava ancora di eliminare parole desuete che non servivano più e che ingombravano i vocabolari come scorie di un processo evolutivo.  Insomma, c'era tanto di cui discutere. (...)

Tratto da: G. Fernandez, "La parola alle parole", 1985.

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