Ci incontrammo nella piazza di Terrasini: eravamo il gruppo di progettazione del "Villaggio dei pescatori", incaricato dalla Regione Siciliana di progettare e costruire un villaggio di 300 case. Un gruppo, in realtà, non bene assortito perché uno dei componenti era un ingegnere che si era dedicato a rappresentare e vendere materiali edili e non aveva mai esercitato la professione. Gli altri due eravamo io e il professore Ziino, docente di Architettura dell'Università di Palermo che, come me, in quegli anni esercitava la professione libera. Visitammo il paese, percorremmo strade dritte tutte orientate verso mare e quindi panoramiche; ci rendemmo conto che il paese era sorto spontaneamente, ma guidato da gente sensibile all'ambiente. Nulla aveva turbato questa splendida posizione di cui gode Terrasini, un promontorio sollevato dal mare circa cinquanta metri ma degradante verso il mare e verso il porto.
L'ambiente era fortemente caratterizzato dalla presenza di case dai colori armoniosi che rivelavano una sensibilità spontanea degli abitanti, e noi ci proponemmo di continuare a gestire gli spazi che la regione aveva assegnato con medesimo spirito e con sensibilità.
Ci dividemmo i compiti e passammo alla fase operativa progettando prima una planimetria generale delle case facendone fare un plastico che desse una visione completa del villaggio e poi passammo alla progettazione esecutiva dei singoli edifici.
Il progetto generale lo facemmo d'intesa io e Ziino, mentre capii che Pirrotta (l'altro progettista) non era in grado, pertanto mi sobbarcai la sua quota di progetto.
Il progetto della planimetria generale prevedeva una piazza per la stesura delle reti da pesca, poi casette singole a pian terreno e primo piano con soprastante terrazza per l'essiccazione del pesce. Il tema era molto stimolante perchè era fortemente condizionato da una delle attività umane più interessanti e gradevoli di cui viveva l'intero paese da sempre: la pesca.
Quando fu approvato il progetto la Regione fece passare alcuni anni per ragioni burocratiche, e col tempo i fondi disponibili si andavano assottigliando perché in quegli anni, fine '70) i progetti ispirati da una idea sociale molto interessante erano stati accantonati. Nel frattempo seppi che l'ingegnere Pirrotta si era suicidato per misteriose ragioni, mentre il professore Ziino cadde vittima di una grave malattia che lo escluse dalla professione.
In quegli anni io venni nominato direttore dei lavori dell'ISES per la Sicilia Occidentale tra i quali il villaggio dei pescatori di Terrasini, vennero appaltati i lavori che proseguirono in quegli anni molto alacremente. Ero rimasto il solo direttore dei lavori. Avevo previsto che i prospetti delle case fossero colorati con colori diversi che rendono l'atmosfera gioiosa e gradevole. Questa mia idea venne contestata dagli amministratori del Comune che volevano le case tutte bianche come se fosse un villaggio tunisino. Arrivammo ad un compromesso e il risultato è stato gradevole.
Da tanti anni i lavori sono finiti e gli abitanti, anche se oggi solo in pochi sono ancora pescatori, sono ugualmente molto soddisfatti di abitare in quel "villaggio".
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