Il professore Caronia, nel 1942, per tesi di laurea decise di affidarmi la progettazione di un Palazzo dell'arte in un'area, forse la più bella di Palermo, prospettante sulla piazza Politeama e compresa tale vie Dante e Via della Giostra. Già l'assegnazione di un tema così prestigioso dimostrava che il professore aveva chiaro il mio orientamento verso l'architettura come forma d'arte.
Il progetto mi impegnò, infatti, soprattutto dal punto di vista concettuale. Dovevo risalire all'idea fondamentale, stabilire cos'era l'arte e cosa dovesse comprendere un palazzo destinato all'arte.
Il tema era bellissimo ed esaltante perché il concetto di arte si era andato formando con il tempo e con l'evolversi della cultura; presso l'antica Grecia l'arte come forma di pensiero non era ancora nata e si formò con il tempo, quando si svilupparono varie forme di interpretazione dei segni umani nella scultura nella pittura, nella poesia.
Queste idee le espressi in un'attenta disamina, dove pervenni a un criterio nuovo che era quello del "divenire dell'arte" come forma di pensiero "in evoluzione".
Questa relazione che accompagnava le scelte progettuali, la conservo ancora e l'ho riletta con piacere.
La sede del progetto era molto vasta, con un terreno di forma regolare e io mi orientai per un pianterreno destinato alle forme plastiche e alle esposizioni, mentre il centro dello spazio disponibile era occupato da un grande teatro destinato a varie forme d'arte.
Il progetto venne arricchito da una serie di sculture surreali.
Lo presentai alla laurea che, per essere precisi, di ingegneria aveva solo i calcoli dei cementi armati con un metodo giapponese, ma era centrato sulla forma e la decorazione architettonica nella forma più aulica.
Mi piace ricordare questo mio primo lavoro che nello stesso tempo è il più grandioso dei miei progetti e che mi ha dato un'avvio professionale esaltante, di cui mi sono giovato per tutta la vita.
L'esame di laurea avvenne tra un bombardamento e l'altro e io ricordo che ero l'unico studente che si laureò in quella sessione in ingegneria edile perché allora non esisteva la facoltà di architettura, che sarebbe nata in seguito, a guerra finita.
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