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UNA BOMBA IN FAMIGLIA

Da bambini, ora sembra incredibile a pensarci, giocavamo con una vera bomba di ferro che pesava oltre tre chili e che era formata di tre parti che ne consentivano il caricamento con l'esplosivo, che ci divertivamo a svitare e avvitare. Quella bomba l'aveva portata in casa mio padre che durante la guerra aveva lavorato in uno stabilimento creato a Palermo nello scantinato della Villa Petix in via Archimede. Quella bomba in casa nostra aveva un significato rievocativo per noi. 
Quando mio padre fu richiamato in guerra (durante la prima guerra mondiale) venne assegnato al fronte francese in località Blignì, e lì, mentre si trasferiva con un commilitone da una trincea a un'altra, una bomba prese in pieno il suo compagno e lo uccise dilaniandolo mentre mio padre che era vicino non si fece niente. 
Mio padre restò traumatizzato dall'evento, al punto che dovette essere ricoverato e, credo, poi rimpatriato. Questo episodio me lo raccontò quando io ero piccolo e mi ricordo ancora che lui da gran credente attribuiva il miracolo al fatto che il suo compagno era un gran bestemmiatore toscano ed era stato distrutto dalla giustizia divina!

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