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VILLA DELIELLA : LA VILLA DELLA FINE DI UNA DITTATURA


In piazza Croci nel periodo aureo del liberty palermitano, il principe Lanza di Trabia affidò l'incarico all'architetto Basile di progettare e far costruire una villa in un bellissimo lotto di terreno formante uno dei lati di una delle piazze più belle di Palermo: piazza Crispi detta dai palermitani Piazza Croci. 
Basile progettò una splendida villa che condensava il liberty moderato che caratterizzava le splendide dimore di via libertà, con una coerenza cromatica e stilistica eccezionale. Questa via, tanto bella ed unica avrebbe meritato di essere dichiarata patrimonio mondiale dell'Unesco per eleganza e armonia cromatica. Poi venne la seconda guerra mondiale e fu uno sfacelo; alcune ville vennero demolite, altre vennero sopredificate. La strada perse la sua coerenza stilistica e si videro cose tragiche come mattonelle azzurre da cucina in prospetto. Villa Deliella fu travolta da questo scempio nonostante la sovrintendenza avesse proceduto a porre dei vincoli per non farla travolgere. Cos'era successo?
Un gruppo di mafiosi aveva conquistato il potere della città e concedeva licenze a tutto spiano. Quando era sindaco Salvo Lima e assessore ai lavori pubblici Vito Ciancimino, si era formata una banda che aveva il monopolio del comune di Palermo. Questo gruppo obbligò l'ingegnere  capo Nicoletti e la sovrintendenza a dare loro  la licenza al consenso di demolizione. 
La mattina del 29 novembre 1959 gli operai cominciarono a demolire villa Deliella: era come se una madre uccidesse i suoi figli. Palermo si ribellò; la cittadinanza con tutta la stampa grido' all'affronto. Ma i lavori furono talmente rapidi che non si poté porre un rimedio efficace alla tragedia di quelle ore.
Il comitato di redazione del piano regolatore si dimise in blocco, la commissione edile del comune si dimise e il comune non poté più funzionare. La città visse giorni penosi perché l'opinione pubblica si era messa contro la banda del comune. Il sindaco dovette correre ai ripari e pur non fermando i lavori nominò una commissione di tecnici per gli esami  dei ricorsi. In questa commissione fui nominato anche io e così mi trovai travolto da una banda potentissima. Prima di accettare l'incarico mi rivolsi all'allora Presidente dell'ordine degli ingegneri che era il famoso storico Rosario la Duca. Egli mi disse che non c'era rimedio: dovevo accettare perché la città doveva andare avanti. In commissione nominarono anche l'ingegnere Umiltà, uno dei più autorevoli ingegneri di quel tempo. La commissione si riunì molte volte e durante quelle riunioni era sempre presente l'assessore Vito Ciancimino che non intervenne mai, ma evidentemente voleva fare pesare la sua presenza. Villa Deliella fu demolita interamente e al suo posto fu impiantato un parcheggio con autolavaggio, talmente squallido che ricorda l'abisso in cui eravamo caduti. Il sindaco responsabile dello scempio fu ucciso dalla mafia trent'anni più tardi, Ciancimino fu arrestato e processato con il figlio che era sulla scia del padre, l'assessore si dimise, l'ingegnere capo fu costretto a dimettersi. La banda che si era insediata nel comune di Palermo era stata sgominata e lentamente la città riprese il suo difficile cammino verso l'autonomia dalla mafia.

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