Per capire il mondo di 100 anni fa bisogna conoscere quali erano le vacanze di moda a quell'epoca.
Nel 1915 la famiglia Bagnara, la famiglia di mia madre che risiedeva a Sestri Ponente, formata da madre, il padre era morto da alcuni anni, tre bambine e un maschietto, decise di passare le vacanze estive in Svizzera a Saint Moritz, che era allora la località più alla moda e più elegante.
Nello stesso tempo, da Palermo, partivano una coppia, mio zio Peppino e la zia Maria, con il fratello scapolo, Ettore, mio padre.
Le due comitive si incontrarono a St. Morritz in un bar che ancora resta e che tanti anni dopo ho fotografato.
Tra i due gruppi sorse un affiatamento perchè cominciavano a sentirsi le prime voci della seconda guerra mondiale. Il giovane Ettore si innamorò subito di una delle signorine Bagnara che, per la preoccupazione dell'imminente guerra si fecero supportare da lui, intraprendente e sicuro di sè. Malgrado la guerra che scoppiò in quei giorni e malgrado la distanza tra Genova e Palermo, i due si sposarono e cominciò la loro vita che i primi anni fu tempestosa, perchè sconvolta dal richiamo in servizio di mio padre che dovette andare in guerra.
I disagi che dovettero affrontare furono notevoli, in quanto anche la distanza tra Palermo e Genova li separava con molte ore di treno: ancora l'aereo non esisteva e ci si doveva arrangiare con telegrammi e corrispondenza che impiegava qualche giorno per arrivare a destinazione. Mio fratello nacque a Genova, io nacqui a Palermo quando la guerra era già finita. Il dopoguerra fu tempestoso, nacque il fascismo e fu tragico. Mio padre era "sturziano" cioè del partito cattolico, e don Sturzo si ricordo di lui quando la pontificia commissione assistenza profughi, di cui lui era il capo, mi nominò responsabile della Sicilia Occidentale.
Lo andai a trovare nella residenza romana dei Gesuiti ed evidentemente aveva un buon ricordo di mio padre. Questa conoscenza ha cambiato la mia vita in quanto mi introdusse, malgrado la mia giovanissima età, in un mondo di alte responsabilità. Il dopoguerra era stato afflitto da una delinquenza mafiosa che parteggiava per l'autonomia della Sicilia dall'Italia, e questo era ritenuto un gravissimo fatto perchè con l'autonomia avrebbe dominato la mafia su tutta la Sicilia. Io venni coinvolto in questa battaglia e tramite il prefetto Vicari di Palermo collaborai con opere assistenziali a risollevare l'interesse dello Stato contro la miseria che attanagliava la Sicilia.
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