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IL GANGE A BENARES - 1960

Quando cominciai a lavorare e guadagnai i primi soldi il mio desiderio fu di andare in India. Ne avevo ragione perchè la conoscenza della vita non è completa senza avere vissuto almeno qualche giorno in India. Di tutti i paesi del mondo l'India è il più affascinante: è piena di misteri e di fede.
Dice Terzani che "in India ogni pietra è un dio". 
Racconta Moravia nel suo bel libro sull'India " India e religione": non si può capire l'India se non si è visto il Gange a Benares; non è uno spettacolo di folla ma è uno spettacolo di fede, è incredibile come tanta gente abbia bisogno di purificarsi con un bagno nel fiume sacro. 
Prendemmo una piccola barca e navigammo lungo il fiume dove migliaia di persone si affollavano per immergersi nel fiume sacro a tutti gli induisti, sulla riva c'erano tanti fuochi dove bruciavano i cadaveri. 
La folla era silenziosa nessun lamento o espressione di cordoglio: vedevo le famiglie, mogli, sorelle e figlie aggirarsi attorno a quei fuochi dove bruciava un loro congiunto. Era una scena di una serietà e compostezza inaudita. 
Mi ricordai allora che anche alla Mecca in Arabia accadeva qualcosa di simile quando la fede diventa spettacolo ci dimostra che il bisogno dell'uomo va oltre l'immaginabile. Gli uomini come alla Mecca e a Benares hanno bisogno di credere in qualcosa che li trascende e questo non è imposto dalle religioni ma è un bisogno istintivo. Possiamo ritenere che questo bisogno sia derivato dall'ignoranza o, meglio, da un bisogno di trascendenza, tanto più forte quanto primitiva è la sua cultura. 
Ho assistito a intere famiglie che si immergevano nel Gange perchè lo ritenevano "sacro" e con questa parola soddisfacevano la loro esigenza del trascendente. 
Sono passati millenni da quelle leggende e ne passeranno ancora perchè la leggenda non è un fatto razionale ma istintivo. 
La ragione e più lenta a intervenire mentre l'istinto prevale e coinvolge tutto l'essere umano.



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