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LE LINGUE E I POPOLI

Il popolo italiano che nel giro di pochi anni è passato dalla lingua latina a quella italiana e questo per gran parte è dovuto al merito di Dante Alighieri che fino al 1300 scriveva in italiano e in latino. Il passaggio dall'italiano avvenne in modo spesso incomprensibile e bisognerebbe essere esperti di filologia, perché il passaggio da una parola a un'altra completamente diversa è oggetto di studio da parte degli specialisti. 
Noi ci limitiamo a constatare che contemporaneamente gli abitanti di una nazione  decidono di cambiare le parole, come se fosse avvenuta una decisione collegiale. 
Il cambiamento di parole avviene simultaneamente, perché la stessa esigenza si determina contemporaneamente nella mente umana degli individui. Questo fenomeno merita uno studio attento, perché è indice di un collegamento delle esigenze che supera la ragione. La modifica di una lingua, come il passaggio dal latino all'italiano, comporta un livello di civiltà notevole perchè ogni cittadino è padrone della sua parola e nessuno può obbligare a modificarla, la modifica deve essere legata a ragioni intrinseche al linguaggio, sia per agevolare la pronuncia, sia per agevolare la scrittura, e ancora per semplificare e rendere più scorrevole il linguaggio. 
Il latino era una bellissima lingua che si prestava a discorsi di alto livello come "Quo usque tandem abutere Catilina patientia nostra?". 
Il latino era un linguaggio aulico di grande bellezza e armonia, lo dimostró anche nella poesia: i versi di Virgilio sono indimenticabili: "Sic vos non vobis mellificates apes." 
Era il segno che la lingua era diventata troppo di alto livello e forse per questo si sentì l'esigenza di semplificarla. Vennero abolite le congiunzioni e vennero istituiti gli articoli che semplificarono il linguaggio. 
Nel 1200 si sviluppò il linguaggio italiano che divenne a detta di Dante il "dolce stilnovo". Dante fu un antesignano perchè scrisse il suo poema, la "Divina Commedia" in parole nuove che allora erano appena nate. Questo ci fa pensare che Dante lo possiamo a buon diritto chiamare il "Padre della  lingua Italiana" perchè lui giovandosi della poesia non solo rese di dominio pubblico alcune parole ma altre le inventò per ragioni poetiche concedendosi una libertà che meritava.
Il linguaggio viene tradotto in scrittura e questo comporta una duplice influenza, la scrittura influenza il linguaggio e il linguaggio influenza la scrittura, con vantaggio per entrambi.
Tutto questo fa pensare che ci sia una connessione tra le onde cerebrali degli individui tendente a ottimizzare il risultato. Questa connessione si può fare risalire alla formula di Einstein, E=mc2. Tutta la massa che ci circonda è formata da energia, gli oggetti che controlliamo sono energia, ma questa energia non siamo in grado di controllarla e forse ci sfugge di mano. Se conoscessimo effettivamente cos'è la massa, capiremmo forse cos'è l'energia nella quale siamo immersi.
La lingua di un popolo esprime la sua energia mentale, inoltre è crea unità di pensiero e di espressione, i Romani la adottarono come forma di controllo politico e poi la trasformazione del latino in italiano è diventata uno strumento assai valido per unificare regioni anche distanti. 
La lingua diventa un denominatore comune del popolo.


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