Le impronte digitali sono la firma che il corpo lascia al nostro passaggio; questa traccia che lasciamo è misteriosa, non sappiamo a cosa serva questa continua scia. Ai fini evoluzionistici, non sembra che questa differenza sottile sia mirata ad uno scopo preciso, ma nella storia più recente siamo riusciti a trovarne di molteplici, dall'identificazione degli attori dei crimini, sino al loro utilizzo per la protezione e criptatura dei moderni dispositivi elettronici (smartphone, tablet e computer).
Le impronte digitali, chiamate, "Dermatoglifi" sono formate da disegni, creste e solchi, che amplificano il contatto che ciascuno di noi ha con le cose a livello superficiale, permettendo un attrito ed una presa migliore sugli oggetti che afferriamo o sulle superfici che calpestiamo (le impronte digitali sono impresse sulle palme e sulle dita dei piedi e delle mani).
Non sappiamo però con certezza a quale legge risponda la infinita molteplicità di disegni che distinguono ciascuno di noi, proprio attraverso tali segni, e questo mi lascia pieno di stupore e meraviglia.
Nello stesso tempo i dermatoglifi rilasciano essudati e sostanze che permettono a questi segni di manifestarsi nelle superfici che tocchiamo, rivelando un altro aspetto misterioso di cui probabilmente non afferriamo completamente la portata.
Durante la ricerca su questo affascinante argomento ho appurato che i dermatoglifi, si formano durante l'ottavo mese di vita del feto, e più non si modificano, svelando un altro mistero degno di nota, tanto da non consentire neanche ai chirurghi più esperti di modificarne il tratto. E mi lascia stupito che il dorso della mano o l’avambraccio, non abbiano segni così distintivi.
A livello storico, è da ricordare che il primo scienziato ad occuparsi dei dermatoglifi fu Marcello Malpighi nel "De externo tactus organo anatomica observatio", redatto nel 1665, mentre alla fine del XIX secolo uno scozzese, Henry Faulds ed un magistrato britannico a servizio della Compagnia delle Indie Orientali, le utilizzarono ai fini amministrativi. Ma la storia più sconcertante sull'utilizzo delle impronte digitali ai fini legali risale al 1892, e si svolse in Argentina. La ventisettenne Francisca Rojas aveva ucciso i suoi due figlioletti e si era poi ferita alla gola per fare ricadere la colpa su un presunto aggressore esterno, ma venne scoperta grazie a una sua impronta insanguinata, che fu raccolta ed utilizzata contro di lei per manifestarne la colpa.
Le impronte rappresentano una traccia del nostro passaggio nella vita e durano fino a che siamo vivi e dimostrano la nostra essenza... ed il nostro passaggio, attraverso di esse si riempie di nuova vita, non è formidabile?
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