Un anno a Mongerbino, vista l'abbondanza di pesci che vedevo con la maschera, decisi di tentare la pesca con le reti. Perdisposi tutto secondo i consigli di Tarantino. La mattina dopo andai in acqua e vidi un grosso pesce che si muoveva nella rete: mi avvicinai e lo presi tra le mani. A questo punto il pesce si mosse per cercare di scappare disperatamente e senti che la sua vita era nelle mie mani. Senti la ribellione del pesce che cercava di liberarsi e mi sentii travolto da un pensiero sulla vita delle creature che potevo uccidere con un sol gesto e senza averne diritto.
Fui pervaso da una grande emozione: la vita di una creatura era nelle mie mani ... io diventavo arbitro della sua vita. E mi resi conto che non avevo nessuno diritto sulla vita del pesce: non potevo essere io a decidere della sua vita o della sua morte. Allora lo liberai dalla rete in cui era incappato e lui riprese la sua libertà.
Mi resi conto che nessuno a diritto di privare la vita ad una creatura e ancora oggi soffro di quel momento e accolgo con difficoltà le creature morte che finiscono sulla mia tavola.
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