Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da marzo, 2019

MIRACOLI E FEDE CREATIVA

Anche noi possiamo fare un'ipotesi sull'argomento dei miracoli e della fede. Se ipotizziamo che la fede abbia "tre dimensioni", la fede si presenta creativa. Se Gesù realizza opere portentose potremmo ammettere che la sua mente è capace di muoversi in un modo a "tre dimensioni", in cui la terza dimensione è quella creativa che agisce sulla materia e la domina. Possiamo ammettere che la fede diventa creativa e che tutti noi possediamo questa facoltà che ci porta a superare le coordinate della spiritualità e ad arrivare a quel mondo che supera la ragione e la rende creativa.  Questa ipotesi giustifica molti dei miracoli e li rende più comprensibili alla nostra razionalità. Quando Gesù dice " a tua fede ...." si riferisce al soggetto nel quale e intervenuto e sul quale opera il miracolo. Il miracolo potrebbe essere quindi prodotto dalla mente di Gesù che, come tutte le menti umane, ha poteri enormi, ancora non conosciuti e non studiati. Noi auspic...

LA STATUINA DI LEGNO

A Palermo esistono molti laboratori di ebanisteria ma i più famosi erano quelli del signor Varrica, D'Aleo, Marceca e Riccobono, più vicini alla mentalità dell'ingegnere perché adusi a lavorare non con il metro ma con i millimetri. Io li frequentavo perché davo lavoro a tutti. Quando si costruisce un mobile la precisione deve andare al di sotto del millimetro perché altrimenti cassetti e sportelli non funzionerebbero, in un caso come quelli dei fratelli D'Aleo si creò un rapporto "ebanisteria e architettura", molto stretto perché i D'Aleo si trasformarono, nell'epoca del boom edilizio a Palermo, in costruttori edili, trasferendo la loro precisione millimetrica all'edilizia. Lavorarono per me, ad esempio, per la costruzione del palazzo angolo via Roma e via Amerigo Amari dove si dimostrò che la precisione millimetrica nel costruire fa parte dell'architettura.  Visitando uno dei laboratori, precisamente quello di Marceca di via Maqueda, scoprii ch...

UN CAMINO DI SCOGLI

I coniugi Salvino e Lia Pecoraro erano una coppia di grande affiatamento e concordia. Li frequentai in occasione del viaggio che facemmo insieme a cavallo nella Loira in Francia e mi resi conto del loro affiatamento e di quel viaggio riporto un caro ricordo. La nostra amicizia proseguì oltre il viaggio e quando acquistarono una villetta sullo splendido golfo di Punta Raisi, proprio a pochi metri di distanza dal mare, mi chiamarono.  Si rivolsero a me per consigli sulla ristrutturazione e io proposi un arredamento che disegnai con mobili, studiati e progettati secondo le loro esigenze. Nel soggiorno vollero progettato un camino e io ideai un camino anomalo perché ispirato alla scogliera su cui sorgeva la casa. Il camino doveva essere in scogli, rocce naturali lavorate dal mare, prelevati dalla costiera in modo che riportassero l'atmosfera esterna anche all'interno della casa. L'idea mi diede da fare e girai la costa cercando scogli interessanti: con notevole pazienza ...

UNA SCUOLA A ENERGIA SOLARE

Alla fine del 1970 il Comune di Termini Imerese deliberò di far costruire una scuola elementare affidandomi l'incarico della progettazione e direzione dei lavori. Dopo anni di fascismo durante i quali erano stato utilizzate e adattate case private a scuola,  assolutamente inadeguate perchè non rispondenti alle norme igieniche più elementari, la nuova scuola doveva avere venti aule più servizi, palestra e alloggio del custode e un padiglione per uffici e direzione.   In quegli anni però era cominciata la consapevolezza sui problemi del clima e del risparmio energetico. Si discuteva allora del buco dell'ozono e dei problemi ecologici mondiali. L'Assessore regionale del tempo,  nel 1980,  emanò una circolare a tutti i progettisti invitandoli a rispettare il mondo della natura e il clima di questo mondo. Io recepii con entusiasmo questa direttiva e proposi di progettare una scuola che seguisse moderni criteri energetici: una scuola con riscaldamento ad energ...

IL PRIMO LAVORO

La mia famiglia era formata da avvocati: padre, fratello, sorella, zii, nonno, tutti avvocati e io "uscii di razza." Il mio primo approccio alla professione di ingegnere avvenne tramite l'ingegnere Ragonese a Mondello; durante le vacanze lui eseguiva tanti lavoretti di manutenzione nella sua villa e mi portava con sè perchè suo figlio era avvocato e non si interessava di lavori edili. All'età di 17 anni il padre di un mio amico, il signor Perricone, titolare di un negozio di tessuti in via Bandiera, era venuto nella determinazione di costruirsi un villino a Monreale in via Venere e iniziati i lavori si rivolse a me per consigli, come se io fossi stato un ingegnere.  Da dove venne questo incarico non me lo so spiegare ancora oggi, però io seguivo i suoi lavori aiutandomi con le squadrette di studio per fare fare qualche piccolo disegno. Li propose a un'impresa e fece costruire un bel camino ad angolo nel soggiorno di quel villino, che era diventato il sogno d...

ALDO MORO, UN AMICO ILLUSTRE

Aldo Moro a 22 anni Lo conobbi nel  1938  alla FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana) che in quegli anni aveva sede presso il palazzo arcivescovile di Palermo, in quanto Aldo Moro era stato mandato a Palermo per fare il servizio militare presso la caserma del XXII artiglieria. Mio fratello Sergio, allora studente in Legge, era Presidente della FUCI Palermo e,  ogni sera,  una trentina di giovani universitari ci incontravamo assistiti da un prete,  padre Panzeca,  piccolo di statura ma di grande ingegno, soprattutto filosofico. Avevamo due sale, una per le riunioni e una per il gioco di ping-pong, in cui era bravissimo lo studente in Legge Bernardo Albanese, che poi divenne accademico d'Italia. Aldo Moro, che aveva circa quattro anni più di me, non giocava a ping-pong ma era attorniato da noi studenti per la sue alte qualità: era  di bella figura e  affabile con tutti e allora era Presidente nazionale della FUCI, nominato dal ...

TUTTI IN PRIGIONE A PISA

Quella sera sentimmo le truppe tedesche che si ritiravano lasciando il fronte della linea gotica dirette a nord di Pisa.  Il trambusto in città era enorme perché l'arrivo dell'esercito alleato con grandi mezzi era accolto festosamente dalla popolazione che si era riversata nelle strade uscendo dai ricoveri per festeggiare il grande giorno.  Quando fu notte ci ritrovammo in parecchi senza dimora, molti terrorizzati perché avevano avuto incontri con le truppe marocchine che erano terribili.  Io proposi a tutti di chiedere ospitalità presso la stazione dei Carabinieri di Pisa. Ci recammo in una caserma e chiedemmo di essere ospitati per una notte e ci proposero di alloggiarci tutti insieme in camera di sicurezza della prigione, occasionalmente vuota: accettammo la proposta e occupammo la camera che era dotata di un grande tavolaccio inclinato senza materassi e cuscini.  Malgrado ciò fummo lieti di passare su quelle tavole la notte che per noi erano una sicurezza!...

L'ALBERO DI PIETRA

Mentre gli operai stavano finendo i lavori del palazzo di via Villabianca mi accorsi che la parete sinistra dell'ingresso lunga quasi 6 metri e alta 3 metri era stata trascurata da me e la proposi ad alcuni artisti perché volevo metterla in evidenza con qualche elemento scultoreo. Mi presentarono degli schizzi, varie proposte che non mi piacquero.  Intanto il tempo passava e i lavori si dovevano concludere.  Una domenica mi sedetti a tavolino e decisi che non mi sarei alzato se non avessi trovato la soluzione estetica che risolveva la parete. Feci alcuni schizzi e venne fuori un albero che rappresentava il simbolo del palazzo, i cui rami potevano significare le famiglie che lo avrebbero abitato. Lo schizzo mi piacque e l'indomani lo portai nel cantiere della ditta che era preposta ai marmi. Spiegai a un marmista che la parete doveva essere tutta rivestita da lastre di pietra di Biliemi bocciardate e che da questa parete doveva emergere l'albero da me disegnato, sempre ...