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Visualizzazione dei post da gennaio, 2019

LA STAZIONE SPAZIALE INTERNAZIONALE

Nel 1998 fu costruita una navicella spaziale internazionale con oltre 100 metri di intelaiatura che è programmata per girare alla quota di 408 km fino al 2024. E' stata costruita con il concorso degli enti la statunitense NASA, la russa RKA, l'europea ESA, la giapponese JAXA e la canadese CSA-ASC. E' costata oltre cento miliardi ed è il più gigantesco episodio di collaborazione internazionale: è la dimostrazione che, invece di farsi la guerra, gli Stati possono collaborare insieme per il progresso della civiltà.  Finalmente un valido esempio di intelligente e fruttuosa collaborazione, dopo millenni durante i quali l'umanità aveva fatto guerre continue sacrificando milioni di uomini per un ideale essenzialmente stupido, in cui la situazione violenta dei conflitti non ha mai risolto i problemi ma è servita solo a soddisfare le ambizioni dei detentori del potere. Questa collaborazione internazionale per il raggiungimento di un obiettivo comune, ...

L'INCONTRO CON IDA SUL TETTO DI UN VAGONE FERROVIARIO

Eravamo da ore in una stazione intermedia tra Roma e Reggio Calabria, quando sentimmo arrivare il treno che andava verso sud. Era il 1943, il mio viaggio di ritorno da Genova a Palermo era complicato anche dal fatto che erano pochissimi i mezzi che andavano verso la Sicilia, in quanto le linee ferroviarie erano quasi tutte distrutte.  Il treno che avevo aspettato tanto era al completo, fin sui tetti dei vagoni, assaltato da gente che voleva spostarsi verso il sud.  Non appena si fermò lo assalimmo come lupi, perché il caldo era tremendo e senza acqua era difficile resistere ancora in attesa del prossimo treno che non si sapeva quando sarebbe passato. Mi arrampicai sul tetto del un vagone che avevo davanti dove trovai posto a fatica e, dopo un pezzo, il treno riprese la sua marcia.  Quella posizione aveva un problema: ad ogni galleria bisognava abbassarsi il più possibile per non restare falciato dal tetto. Ogni volta che arrivava una galleria il primo del vagon...

SECONDO VIAGGIO A CAVALLO IN UNGHERIA

Dopo il primo viaggio in Ungheria mi era rimasto il desiderio ancora di cavalcare in questo bellissimo Paese e di calpestare ancora la Puszta ungherese. Ne parlai con il mio caro amico avvocato Stefano De Luca che anche lui frequentava il circolo equestre S.P.E. nel parco dell Favorita di Palermo. Lui si dimostrò subito favorevole a fare un tour con me partendo addirittura da Palermo in automobile.  E così fu: traghettammo nell'Adriatico e poi proseguimmo in macchina lungo tutta la Jugoslavia senza problemi. La macchina era la mia Lancia Coupé che si dimostro' comodissima. Arrivammo in Ungheria al punto di riunione, dove trovammo altri dieci cavalieri che avevano lo stesso desiderio nostro di percorrere quel territorio così affascinante. Eravamo accompagnati da un'istruttore e ogni mattina alle nove in punto si doveva partire per un percorso diverso. Ma ogni mattina tutti finivamo ad aspettare il mio amico Stefano che, pur dormendo nella stessa mia stanza, impiegava un l...

A CAVALLO TRA I CASTELLI DELLA LOIRA

Ci trovammo all'aeroporto di Milano con i coniugi Lia e Salvino Pecoraro, piccoli di statura ma molto determinati, unici compagni di quello che sarebbe stato uno dei miei viaggi equestri più esaltanti.  Dopo l'anno mille i regnanti di Francia avevano stabilito come luogo di villeggiatura estiva la valle della Loira. Vi costruirono con il tempo ben 300 castelli, alcuni vere regge fastose. Era un periodo in cui ai sovrani era permesso costruire regge per se stessi, per i figli e per la servitù. Si era  esagerato creando una forte sperequazione tra la popolazione e i regnanti.  Non avevo idea che la valle della Loira, questo splendido fiume di quasi mille chilometri di lunghezza che occupava quasi un quinto del territorio francese, fosse il cuore della Francia. Lo percorremmo in tutti i sensi a cavallo e ci rendemmo conto che la valle della Loira era un piccolo paradiso e la famiglia regnante lo aveva scoperto e utilizzato egregiamente. Il nostro accompagnatore...

CASTELLO UTVEGGIO DA ALBERGO A CASA DEL FANCIULLO

Il Castello Utveggio, un edificio in stile neogotico realizzato fra il 1928 e il 1933, fu progettato  e realizzato in cima al Monte Pellegrino da  Giovan Battista Santangelo , architetto e docente universitario, su commissione del cavaliere  Michele Utveggio, orgoglioso imprenditore di origine trapanese  che voleva lasciare traccia della propria presenza nel capoluogo siciliano. L’edificio rosa nacque come lussuoso   albergo , poi fu trasformato un   casinò , fino a diventare, dagli anni Ottanta del secolo scorso, la sede di una   scuola manageriale , il Cerisdi (Centro ricerche e Studi direzionali). Ricordo che durante la seconda guerra mondiale il grande albergo venne requisito prima dall'esercito tedesco e poi da quello americano che lo utilizzo' come sede del comando. Finita la guerra e partiti gli americani l'albergo resto' in mano a un custode, il signor Billeci, che vi abitava con la sua famiglia. Il prefetto Vicari penso' bene di utilizza...

IO E LA MAFIA

Secondo la classificazione  di Sciascia  io per la mafia ero considerato un "ominicchio" perché mi facevo i fatti miei senza immischiarmi dei fatti degli altri.  La mia attività professionale cominciò nel "regno della mafia" quando, dopo l'uccisione del bandito Giuliano di Montelepre e quella del medico Navarra di Corleone, iniziò la scalata dei nuovi capi.   Quando la Pontificia Commissione  mi diede l'incarico di progettare le Case del fanciullo in tutta la provincia, sapevo che avrei lavorato nel territorio della mafia, ma non ebbi timore perché mi sentivo come "protetto", come se qualcuno avesse ordinato alla mafia di non toccarmi. Viaggiai per  anni solo in tutte le strade e a tutte le ore con enorme sicurezza e tranquillità.  Doveva essersi sparsa la voce che io lavoravo per assistere i bambini, tra cui certamente molti figli di mafiosi, e i miei guadagni erano piuttosto esigui, come se fossi stato un gesuita "senza tonaca". N...

PALAZZO DELL'ARTE 1942

I l professore Caronia,  nel 1942, per  tesi di laurea decise di affidarmi la progettazione di un Palazzo dell'arte in un'area, forse la più bella di Palermo, prospettante sulla piazza Politeama e compresa tale vie Dante e Via della Giostra. Già l'assegnazione di un tema così prestigioso dimostrava che il professore aveva chiaro il mio orientamento verso l'architettura come forma d'arte. Il progetto mi impegnò, infatti, soprattutto dal punto di vista concettuale. Dovevo risalire all'idea fondamentale, stabilire cos'era l'arte e cosa dovesse comprendere un palazzo destinato all'arte .  Il tema era bellissimo ed esaltante perché il concetto di arte si era andato formando con il tempo e con l'evolversi della cultura; presso l'antica Grecia l'arte come forma di pensiero non era ancora nata e si formò con il tempo, quando si svilupparono varie forme di interpretazione dei segni umani nella scultura nella pittura, nella poesia.  Quest...

VIAGGIO A CAVALLO NELLA PATRIA DEI CAVALLI 1967

Casualmente venni a sapere che in Ungheria si organizzavano viaggi a cavallo per promuovere il turismo equestre. Da alcuni anni, dopo la guerra, in Ungheria si era instaurata la cortina di ferro per volere di Stalin e il Paese era passato nel più ferreo regime sovietico. Malgrado il regime, gli ungheresi sfruttavano in qualche modo l'immenso patrimonio equestre costituito da cavalli, stalle e scuderie di alto livello, disseminate nel loro territorio costituito di immense praterie chiamate "la Pustzta". A quel tempo il governo promuoveva un turismo equestre che, malgrado tutto, fece conoscere il regime sovietico e le sue tristezze.  Aderii, incuriosito, ad uno di questi viaggi organizzati un ente preposto per accogliere i turisti. Il punto di riunione del gruppo era Vienna perché solo da lì si poteva entrare in Ungheria. Mi ritrovai con un gruppo di 14 cavalieri, di cui due erano belle ragazze olandesi, Helen ed Evelin, e a Vienna cominciammo a conoscere cosa era il re...

UN PALAZZO A DENTE DI SEGA

L'ingegnere Arangi proprietario del palazzo di via Libertà numero 161 mi interpellò per studiare un palazzo da costruire dietro il suo, in un'area assai difficile, dalla particolare planimetria a "dente di sega". Provai di dissuaderlo ma non ci fu verso e volle progettato questo edificio che era confinante con il canale Passo di Rigano da cui bisognava distaccarsi alcuni metri secondo la legge.  Il canale era uno sgrondo delle acque provenienti da monte e che bisognava contenere e raccogliere, per proteggere la città da inconvenienti, come era avvenuto nel terribile alluvione nel 1929.  Mi misi al lavoro e riuscii a progettare un edificio di sei piani vasto e ben congegnato perché aveva molte prospettive che davano respiro al palazzo. I l lavoro fu affidato da Arangi all'impresa Guarino che si dimostrò all'altezza e non mi creò problemi.  L'originalità di questo palazzo era data dal fatto che aveva ingresso sulla via Libertà in condominio al palazz...

UN PALAZZO PER UN GRANDE GRAFFITO

Il dottore Vittorio Caronia, figlio del mio professore di architettura dell'università di Palermo, intersecò i suoi percorsi di vita spesso con i miei.  Era uno scapolo d'oro famoso per le sue possibilità economiche derivate da uno zio grande commerciante di ferro che, non avendo figli, lo aveva adottato. Era amico di famiglia e proprio lui mi aveva venduto il suo terreno ad Aspra dove io avevo costruito il mio rifugio.  Ad una mostra d'arte  Vittorio   comprò un grande graffito, bellissimo,  da un suo amico, il pittore Quintino Di Napoli  che era un artista raffinato. Erano cinque lastre grandi di ardesia che formavano una composizione incantevole di linee bianche su fondo nero, raffigurante reti di pescatori che erano stese in mare per catturare pesci.  Vittorio giustamente voleva trovare una degna collocazione di questa opera d'arte, ma di certo non poteva trovarla in un'appartamento perché il graffito era troppo grande, circa 5 metri. Allora ...